L’AMARONE DELLA VALPOLICELLA
Un’eccellenza italiana nata “quasi” per caso
Dal gusto rotondo e dal colore intenso e rosso con note di ribes, tabacco, liquirizia, l’Amarone è uno dei grandi rossi italiani che si sposa perfettamente con i piatti della nostra tradizione locale a base di formaggi stagionati, cacciagione, brasati, arrosti e spezzatino.
Come nasce l’Amarone?
Questo vino simbolo di eccellenza ed espressione del suo territorio di produzione è nato per caso da una una botte di Recioto dimenticata in cantina.
Con il passare del tempo i lieviti avevano trasformato gli zuccheri in alcol facendo diventare il vino da dolce a secco, o meglio amaro, da cui poi il nome Amarone. Un errore che ha segnato la storia dell’enologia italiana e creato un vino oggi famoso in tutto il mondo.
Nella procedura classica della produzione vinicola, la natura dell’Amarone sarebbe considerata un errore. La fermentazione è un processo molto delicato nel quale si scrive il destino di un buon vino o il disastro di una intera annata. Nel caso dell’Amarone fu però proprio una distrazione a generare il suo sapore essenziale e farne un vino dal gusto semplice, diffuso e apprezzato in tutto il mondo.
A volte seguire un metodo tradizonale dà la sicurezza della riuscita ma annulla ogni tipo di innovazione in grado di creare un nuovo gusto e avviare nuove fortunate tradizioni come questa dell’Amarone.
Nella storia dell’umanità è capitato molto spesso di avanzare per prove ed errori. È il metodo più pratico e razionale che gli uomini hanno avuto per comprendere, studiare e ottenere nuove acquisizioni sui processi di produzione. Perché senza errore non può esserci sperimentazione e quindi novità e fortuna, e la storia dell’Amarone ne è una prova.
La storia
Adelino Lucchese, capo cantina della Cantina Sociale di Negrar, vicino Verona, che all’epoca produceva il dolce Recioto della Valpolicella dal quale si ebbe l’origine imprevista dell’Amarone, assagginado il vino a fine fermentazione si accorse di alcune deviazioni nel gusto e della sua strana amarezza che non coincideva perfettamente con la qualità del dolce passito che si aspettava. A questa tremenda scoperta reagì esclamando “Ma questo non è amaro, è amarone!”
Prima di procedere allo smaltimento di questo vino “andato a male”, il capocantina, decise di comunicare l’incidente a Gaetano Dall’Ora, allora presidente della cantina, che intuendo invece le potenzialità del nuovo gusto decise di imbottigliarlo chiamandolo con il nome di battesimo che il capocantina un’altra volta per caso gli aveva dato. Non amaro, ma Amarone Extra.
L’abbinamento
Nella nostra carta dei vini e nel nostro reparto enoteca potete trovare L’Amarone della Valpolicella dell’azienda agricola “Scriani”. Noi ve lo consigliamo con i nostri “Bistecca di manzo su crema di zucca, fonduta di taleggio e granella di amaretti” o semplicemente anche come vino da meditazione.
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